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Immagine del redattoreDr.ssa Francesca Colzani

L'impatto psicologico del Coronavirus

Aggiornamento: 18 apr 2020

Ci troviamo in un momento storico e sociale particolarmente difficile dalle tinte incerte. Non sappiamo ancora quanto durerà e l’impatto che tutto ciò avrà sul singolo e su tutta la comunità cittadina, italiana, europea e mondiale.




Eventi come questo hanno il potere di riuscire in breve tempo ad annullare qualsiasi differenza e a far crescere le uguaglianze. Non esistono più titoli, ruoli e distanze, il mio vicino di casa in questo momento ha lo stesso valore di Trump perché il virus non guarda in faccia nessuno, colpisce tutti allo stesso modo.

Alcuni di noi hanno ritenuto che niente di tutto questo ci avrebbe mai riguardato, altri invece erano terrorizzati che questo prima o poi potesse accadere. Ad ogni modo questo evento si è verificato e ha comportato un forte cambiamento nelle abitudini di ognuno di noi: i bambini hanno smesso di andare a scuola, alcuni genitori hanno smesso di andare a lavorare, non si può più uscire di casa e non si possono svolgere svaghi se non quelli attuati dentro le mura domestiche.


Non tutti hanno la fortuna di effettuare questi cambiamenti con il supporto di parenti stretti, alcuni di noi stanno sperimentando in modo significativo un senso di solitudine difficilmente sostenibile.

Paura e adattamento

Diventa chiaro che in questo momento a tutti è richiesta una fase di adattamento obbligatoria che non è sempre facile attuare in modo veloce ed efficace. La specie umana si distingue dalle altre proprio per le sue alte capacità di adattamento all’ambiente esterno, ma i tempi di tale processo devono essere rispettati e , se possibile, agevolati.

Come avrete visto, nei primi giorni successivi ai primi contagi si sono verificate alcune reazioni impulsive dettate dal panico: tanti hanno assaltato i supermercati svaligiando gli scaffali di beni di prima necessità ma non solo, altri hanno continuato a frequentare i locali serali ritenendosi invincibili nei confronti dell’ormai conclamato pericolo, attivando dei comportamenti oggettivamente irresponsabili nei confronti di se stessi e degli altri.

Coloro che sono riusciti a mantenere attive e coordinate le parti emotive e razionali hanno preferito informarsi e ponderare le proprie azioni, consapevoli delle fatiche che tali cambiamenti avrebbero comportato. Anche questi ultimi hanno avuto paura, è indiscutibile ed è funzionale per la nostra sopravvivenza.


Le emozioni ci servono e mantengono la loro funzione adattiva solo se riescono ad essere percepite nelle giuste quantità. La paura aiuta a proteggerci e ci permette di non ricadere negli stessi errori, teniamolo a mente. Smette di essere utile quando si trasforma in panico, perché quest’ultimo blocca troppo o attiva in modo irresponsabile. Quando percepiamo il panico stiamo utilizzando prevalentemente il canale emotivo e perdiamo l’uso bilanciato della parte razionale.

Cosa significa questo? Che tutti ci spaventiamo e che i tempi di adattamento sono diversi per ognuno di noi. La fase del panico sembra ormai quasi essersi risolta, il colpo è stato assorbito ed ora sembra aprirsi davanti ai nostri occhi la fase in cui rimboccarsi le maniche e decidere con calma come programmare la nostra quotidianità da oggi in avanti.


Cambiamento e futuro

Certo, perché da oggi è evidente che siamo e saremo una società nuova. Non si può mai tornare indietro, nessuno torna ad essere quello che era, il cammino di crescita è costante e inarrestabile e noi dobbiamo agevolarlo. Ogni evento, positivo e negativo che accade nella vita, ha il potere di creare o cambiare la nostra essenza, le nostre connessioni neurali. Alcune si rinforzano, altre si creano, altre si indeboliscono, e ciò che preme a me come a tutti i miei colleghi, è quello di fare in modo che i singoli eventi non rimangano semplicemente ‘vissuti’, ma che assumano un significato definito nel proprio percorso di vita, un continuum lungo il quale si riesca a collocare in modo coerente anche un evento forte come questo. Alla fine di tutto questo saremo chiamati a guardarci indietro e a chiederci che cosa ha rappresentato per ognuno di noi questa pandemia. Cosa mi ha insegnato? Cosa mi ha lasciato di positivo e di negativo? Cosa penso di me oggi a ripensare a quei momenti? Che sono stato debole, forte, importante per i miei cari, che sento di non aver più il controllo delle cose, che non sono in grado di sopportarlo?

Ognuno avrà il proprio vissuto con cui fare i conti….. e la risposta sarà diversa per ognuno di noi.

Ci saranno imprenditori sfiduciati, dipendenti preoccupati, medici che ripenseranno alle vite perse e a quelle salvate, qualcuno avrà perso parenti senza poterli nemmeno salutare all’ospedale ne al funerale, ci saranno bambini, figli di medici in prima linea, che avranno avuto paura di perdere i propri genitori poiché li vedevano poco e li vedevano stanchi e preoccupati, ci saranno bambini confusi e spaventati perché ascoltando la TV, a volte anche da soli, che non avranno saputo gestire le innumerevoli informazioni in modo ponderato. Una spiegazione comprensibile a loro va data, ognuno di loro sa che c’è il Coronavirus e porterà con sé questo ricordo, del periodo che è stato a casa da scuola in cui non si poteva uscire di casa.

Chiedere aiuto

Bene e allora cosa possiamo fare? Abbiate cura di voi e riflettete: se qualcosa vi turba e sentite che vincola in modo significativo il vostro comportamento e la vostra serenità non esitate a chiedere aiuto, nè ad un parente nè ad uno specialista. Tanti professionisti come me si sono attivati per sostenere le persone attraverso gli strumenti digitali, perché per fortuna o sfortuna il 2020 porta con sé risorse e limiti.


Usiamo le risorse come la tecnologia e non lasciamoci sopraffare dai limiti che sta mettendo in luce questo periodo. I limiti, se li affrontiamo, servono spesso per crescere e diventare persone migliori!
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1 Comment


lucchino.luca87
Mar 24, 2020

Grazie Francesca, oltre alla semplicità ed eleganza del tuo sito che, rendono la navigazione piacevole, ho trovato ottimi i consigli e le informazioni che hai condiviso apertamente.


Luca

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